Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:05:53

Artigianato is not dead grazie alle stampanti 3D

stampante 3d

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Tutto parte da un fumetto di Topolino

C’era una serie di episodi, qualche anno fa, apparsa sulle pagine di Topolino, dove una misteriosa organizzazione di omini baffuti e vestiti di nero andava in giro alla ricerca di fantomatici “cristalli”. Bussavano alle porte dei vari personaggi Disney e, una volta trovato l’oggetto che volevano, lo sostituivano grazie a una futuristica macchina clonatrice.

La cosa può sembrare abbastanza irrilevante, una storia come tante di quelle passate sullo storico fumetto italiano. Ma a pensarci é abbastanza profetica, nel suo piccolo, considerando che risale a circa 8 anni fa. Perché quei personaggi avvolti nel mistero usavano sì una macchina avveniristica, ma che oggi è una realtà già affermata: la stampante 3D.

Le due macchine magari non sono proprio la stessa cosa: in fondo loro la usavano più che altro come “teletrasporto”, ma il concetto è quello di creare un’oggetto dal nulla. O meglio, con queste incredibili stampanti si modella la materia per arrivare al prodotto finito… ma sono due cose così diverse che ti sembra di aver creato un pezzo di mondo!

Le stampanti 3D sono già in uso dagli anni ’90. All’inizio erano enormi e così care che solo aziende specializzate potevano permettersele. Oggi, invece, le costruisci addirittura artigianalmente, comprando le parti in edicola. Tanto che corsi per imparare a utilizzarle sono diffusi in tutta la penisola e sempre di più attirano l’attenzione degli artigiani.

Già, l’artigianato. Avete presente quel settore considerato da molti come “morto”, “fallito”, “arenato su una spiaggia in attesa di morire”? L’artigianato costituisce praticamente secoli di storia italiana: dai vestiti fiorentini alle sedie del falegname friulano. In questi ultimi anni è in crisi profonda per la concorrenza senza limiti delle industrie delocalizzate.

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Scarpe fatte a mano dal calzolaio o prodotte in Vietnam da bambini: quale scegliete? Quelle che costano di meno, ovviamente, per cui le seconde. Ma la soluzione per far ripartire l’artigianato c’è e sarà proprio grazie alle stampanti 3D già citate. La chiamano rivoluzione, probabilmente sarà qualcosa di più.

Costruirsi il futuro con le stampanti 3D

Questo lo annuncia Riccardo Luna, fondatore di Wired Italia, dalle pagine del suo “Cambiamo tutto!”, libro-manifesto per un Italia finalmente 2.0.

Riccardo non è solo: sparsi per tutto il Paese ci sono persone che hanno scommesso su questa nuova frontiera. In Toscana, per esempio, é nata l’officina Kent’s Strapper dei fratelli Contini.

Appare spesso ridondante parlare di nuovi sbocchi lavorativi per il futuro, come se chi scrivesse fosse certo del domani. Il fatto sorprendente é però che per progettare il futuro si parte dal presente. E magari un dopodomani ci basterà cliccare un bottone per riparare il vaso rotto della nonna.

Guardate il video sulla ShareBot per capire meglio di cosa si tratta:



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